Dal 2004 l’Ente Gestore è costituito da un consorzio tra i tre comuni rivieraschi, Olbia, Loiri Porto San Paolo e San Teodoro.
L’AMP è interessata da tre livelli di protezione e in tutta l’area sono vietate la pesca a strascico, la pesca subacquea e altre attività minori, come l’uso delle moto d’acqua. La fruizione dell’area non è sottoposta al pagamento di pedaggio.
Sul medesimo territorio e sulla terraferma insistono altri livelli di tutela: una Zona di Protezione Speciale comprendente anche Capo Ceraso, due Siti di Importanza Comunitaria comprendenti uno le isole di Molara, Tavolara e Molarotto e l’altro lo Stagno di San Teodoro e tre zone di ripopolamento, a Tavolara, Molara e parte del promontorio di Capo Coda Cavallo.
Le tracce più antiche della presenza umana sulle isole dell’Area Protetta risalgono a circa 4700 anni fa e da allora, pur nella limitatezza degli spazi, le isole hanno offerto approdo e riparo a genti di tutte le civiltà che si sono succedute nei secoli.
Le tracce più diffuse di questi passaggi sono sott’acqua e testimoniano una cospicua circolazione di merci via mare, strettamente collegata con le alterne vicende della città di Olbia.
Sui fondali tra le isole, i reperti più diffusi coprono un arco di tempo che va dal 4° secolo a.C. al 4° d.C., periodo che corrisponde al maggiore sviluppo di Olbia.
Anche in epoca moderna, nonostante le migliorate capacità di governo delle imbarcazioni, sui fondali dell’Area Marina Protetta sono affondate numerose navi.
La sequenza cronologica dei relitti conosciuti inizia nel 1941, quando in pieno conflitto mondiale il sommergibile olandese O21 silurò un piroscafo da trasporto francese, l’Oued Yquem, in navigazione verso Marsiglia, proveniente dal Libano.
La nave fu colpita qualche miglio a nord est di Tavolara e impossibilitata a manovrare, andò alla deriva fino a inabissarsi tra Molara e Capo Coda Cavallo, su un fondale di 39 metri. L’equipaggio riuscì a salvarsi su una scialuppa. Un aereo giace sul fondo a 36 m di profondità, tra Tavolara e Molara, inabissato dopo la fine del conflitto e smembrato dall’impatto con l’acqua.
È un Reggiane 2000, caccia da guerra molto raro di cui si conserva un unico esemplare. Il 1974 fu un anno disgraziato: il 17 febbraio, infatti, durante una terribile tempesta affondava schiantandosi contro gli Scogli dei Tre Fratelli, la motonave Omega. I sette marinai scomparvero tra i flutti e l’unico superstite fu il comandante, che riuscì a raggiungere Molara con una scialuppa di salvataggio. Durante la ricerca dei marinai, tutti originari di Monte di Procida, fu smembrato lo scafo con cariche esplosive ed è così che oggi lo si può osservare sul fondale profondo 18 m.
La notte di Capodanno la Chrisso, una motonave da trasporto che batteva bandiera greca, arò con le ancore e andò ad incagliarsi sugli scogli di Punta La Greca. L’equipaggio fu tratto in salvo e la nave rimase in quella posizione per una serie di vicende che ne impedirono la rimozione. Infine, gravemente lesionata da un incendio, fu abbandonata alla sua sorte e una ventina d’anni dopo fu spezzata in due tronconi da una mareggiata di tramontana e da allora sta lentamente degradando, al punto che ora emergono dall’acqua solo una parte dello spezzone di prua e un lembo della poppa.
A Porto San Paolo è presente un Info Point dell’area marina protetta.
Sui fondali marini, le ampie distese di prateria di Posidonia Oceanica hanno un valore determinante per la qualità delle acque, per la biodiversità che accolgono, ma anche per il ruolo fondamentale di difesa dei litorali sabbiosi dalle mareggiate.
Sulla terraferma sono diffuse associazioni vegetali di notevole importanza specialmente sulle dune sabbiose; sulle pareti rocciose crescono piante rupicole di ambienti secchi o semi umidi, caratterizzati dalla presenza di ginepri, lecci e, a Tavolara, dalla presenza significativa dell’euforbia e da piccoli boschi di aceri minori.
La varietà floristica indica come le isole e la costa siano una delle zone più rilevanti della Gallura e dell’intera Sardegna: sono circa 750 le specie censite e circa il 10% di esse sono piante la cui diffusione è limitata alla Sardegna e ai territori limitrofi.
Alcune di queste sono esclusive dell’Isola di Tavolara e rappresentano perciò un patrimonio decisivo per la conservazione della biodiversità. Numerose piante sono state descritte sulla base di esemplari raccolti a Tavolara e ritrovate solo successivamente anche in altre località della Sardegna.
Tra le piante rare o endemiche, 4 sono comprese negli allegati dei protocolli internazionali per la tutela degli habitat e rivestono pertanto particolare rilevanza ai fini della conservazione.
Esse sono il fiordaliso spinoso e il cavolo di Sardegna, tipici delle rupi costiere, la linaria sardo-corsa e la firrastrina bianca, tipiche delle dune sabbiose.
Alcune piante hanno una notevole importanza biogeografica per la loro rarità, come la statice monopetala che in Sardegna cresce all’Isola Piana e in pochissime altre località.
L’animale più raro di tutta l’AMP è una piccola lucertola che vive sullo scoglio di Molarotto, sottospecie della lucertola tirrenica: la sua popolazione è così circoscritta da farla uno degli animali più rari del mondo.
Non meno importanti sono le popolazioni di uccelli marini che si riproducono sulle isole. Il marangone dal ciuffo ha qui una concentrazione di coppie di rilevanza mondiale e il suo periodo riproduttivo ha inizio in pieno inverno.
Altrettanto importante è la popolazione di berta minore, formata da migliaia di coppie: essa è oggetto di studi particolari e la sua conservazione ha richiesto un intervento di derattizzazione (i ratti predavano uova e pulcini) sull’isola di Molara che ha dato risultati positivi.
Un’altra specie simbolo della natura mediterranea, il gabbiano corso, ha una colonia sull’isola di Molara e, poiché il periodo riproduttivo coincide in parte con la stagione turistica, vengono prese misure che limitano la frequentazione delle aree antistanti alla colonia.
Altri uccelli marini che si riproducono sulle isole sono la berta maggiore, il fraticello e la sterna comune: quest’ultima occupa anche piccoli scogli vicini alla terraferma.
Di grande importanza è la presenza di una coppia di aquila reale nidificante nelle zone sommitali di Tavolara: si tratta dell’unico esempio per le piccole isole mediterranee. Un altro rapace importante per la conservazione è il falco pellegrino che si riproduce con più coppie sia a Tavolara che a Molara.
Lungo la costa, alle spalle dei litorali sabbiosi sono distribuite numerose lagune che ospitano importanti popolazioni di uccelli acquatici.
La laguna di maggiore importanza è lo Stagno di San Teodoro, che ogni inverno ospita oltre 2000 esemplari di uccelli, appartenenti a più di 30 specie diverse, tra i quali i più appariscenti e numerosi sono i fenicotteri che arrivano a punte di circa 900 esemplari.
Ma forse l’esemplare più famoso e al tempo stesso più comune che esista nell’area e che si trova esattamente a Tavolara, sono le capre dai denti d’oro, diventate appunto famose per il colore giallo oro dei loro denti dovuto probabilmente ad una specifica alimentazione di piante tipicamente autoctone della zona come l’euforbia, che conferisce a tali animali importati nel territorio roccioso nei primi anni dell’800, un rarissimo colorito alternativo per la spiecie.
Questa maestosa montagna che cade a picco sul mare, nonostante la gestione generale e consorziale dei tre comuni, appartiene sulla carta a quello di Olbia, anche se molte delle iniziative che la rendono partecipe sono organizzate sia dal comune di Loiri Porto San Paolo che da quello di San Teodoro.
I traghetti di linea infatti, che rimangono operativi tutti i giorni da fine Aprile a metà ottobre circa, partono dal porticciolo di Porto San Paolo che ha una vicinanza tattica con l’isola da permettere corse ogni mezz’ora.
Lì nel 1829 Giuseppe ricevette da Carlo Alberto di Savoia l’assicurazione che avrebbe fatto riconoscere il Regno di Tavolara. Nacque allora lo stemma del casato e iniziò una dinastia che con alterne vicende continua ancora oggi, anche se Tavolara è ormai solo una piccola frazione.
Di quel periodo rimangono alcune costruzioni, adattate e modificate nel tempo e passate attraverso diversi proprietari, e il piccolo cimitero dove sono conservate le tombe dei re.
Il cimitero è visitabile con una breve deviazione dal percorso naturalistico di Spalmatore di terra. Un’altra testimonianza del periodo del regno è il faro vecchio che sorge sullo strapiombo della Baia del Papa. Nel 1861 il Regno d’Italia decise di espropriare quasi metà dell’Isola ai Bertoleoni per costruire il faro.
Il contenzioso per l’esproprio si concluse solo 25 anni dopo e il faro fu utilizzato fino al 1922, quando fu trasferito dove si trova oggi. Il faro è all’interno del perimetro militare di Punta Timone e non è visitabile in quanto l’isola per metà, è gestita dalla marina militare italiana, ma è ben visibile navigando all’esterno delle boe della zona A.
Appartengono ormai alla storia anche i forni per la calce, distribuiti lungo il versante occidentale di Tavolara e in varie località della costa.
L’ultimo forno a Tavolara fu spento nel 1955: fu la fine di un’industria che nel territorio di Olbia giunse ad occupare fino a 110 lavoratori, soppiantata dall’avvento del cemento.
Esattamente fra la primavera e l’inizio dell’estate 2018, fu scoperto un insediamento risalente al periodo etrusco nella landa di terra che fa da penisola, quest’ultimo come il cimitero antico è adesso visitabile a tutti.
Quando si approda si può ben notare la grandezza della spiaggia che offre di tutti i servizi di cui un bagnante necessita, compresi i punti di ristoro che non possono mancare per agevolare i bisogni fondamentali di ciascun visitatore.
Ma forse la parte più interessante è per tutti quegli appassionati di trekking e climbing che numerosi si recano sull’isola per intraprendere un’esperienza magnifica da ricordare per la vita.
Un’opzione certamente alternativa alle attività all’aria aperta è quella delle immersioni, con punti estremante strategici da visitare con la raccomandazione di una guida. Ma Cosa estremamente ineguagliabile dell’isola ed ormai famosa in tutta Italia è il festival del cinema di Tavolara, che dura da ben 29 anni e si tiene in estate nel mese di luglio.
Iniziativa consolidata che conferisce valore al territorio e che appassiona sempre più un alto numero di persone.
L’unico punto certamente non trascurabile, è che se anche quest’ultima si trova all’interno dell’area marina protetta non può essere visitata e quindi di comune approdo per tutti, in quanto isola privata.
Esistono però dei casi in cui grazie al permesso consentito dal proprietario, il suolo del piccolo isolotto possa essere tranquillamente calpestato per la scoperta del territorio e della storia che ad essa appartiene.
Si narra infatti che l’isola accompagnò il lungo esilio di Papa Ponziano che lì rimase per molti anni in compagnia del parroco Ippolito.
Questi presi dal lungo isolamento dalla terra ferma, pare costruirono con le proprie mani la chiesetta mononave di stampo medioevale dedicata al Papa stesso. Di essa rimangono le pareti laterali e l’abside, mentre intorno si vedono le basi delle costruzioni utilizzate durante le feste patronali.
I ruderi si trovano in località Cala Chiesa.
Altro edificio risalente al medioevo è ilCastello di Molara, sulla sommità di un’altura ad est dell’isola: rimangono le fondamenta di una muraglia a base rettangolare, ma l’assenza di testimonianze dell’epoca e di scavi archeologici non consente di conoscere la sua storia.
Le isole a partire dal 18° secolo iniziarono ad avere una frequentazione stabile, culminata nel secolo successivo con l’insediamento della famiglia Bertoleoni a Tavolara e dominata dalle vicende di quello che viene chiamato il Reame più piccolo del mondo.
Cultura e tradizione di questo angolo di Sardegna
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